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La bottiglia incendiaria o "bomba molotov" è un ordigno semplice quanto iconico le cui origini sembrano risalire alla guerra civile spagnola come espediente anticarro o in qualche conflitto minore in sudamerica.
Al di là dei tanti modelli improvvisati sul campo diversi eserciti decisero di standardizzare e produrre industrialmente le loro bottiglie incendiarie (dall'italiano, al giapponese fino all'inglese ecc...) durante la seconda guerra mondiale, queste sono le brandflasche tedesche.

Si suppone che i tedeschi abbiano adottato queste bottiglie a guerra già ben inoltrata in particolar modo sul fronte orientale, i ritrovamenti sembrano sbucare tutti da Polonia e Germania.

Le bottiglie incendiare tedesche esistono in due diverse misure, ogni bottiglia ha due cavità ai lati per contenere gli accenditori che andavano accesi prima del lancio e che venivano tenuti in posizione da un nastro di carta con scritto "Feuergefährlich" (infiammabile).
Gli accenditori esistevano sia in gomma che in carta e andavano accesi con una fiamma.

Queste sono quelle che possiedo, purtroppo sprovviste di accenditori, la bottiglia più piccola ha l'etichetta rifatta mentre quella grande ha qualche resto dell'originale d'epoca

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Ogni bottiglia è marchiata con un numero

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Una foto d'epoca, l'accenditore sembra essere in carta

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Waffen SS con bottiglie incendiare avvolte da carta protettiva, non so se siano analoghe alle mie postate qui o un modello diverso

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La cassa, da un ritrovamento nella foresta di Halbe

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Di certo non la migliore arma per fermare un T34/85 ma tutto fa brodo [264
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Solo i tedeschi potevano codificare e produrre in serie un oggetto così improvvisato cone una bomba molotov.
ciao, g.u.
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kanister ha scritto: 17/03/2018, 10:03 Solo i tedeschi potevano codificare e produrre in serie un oggetto così improvvisato cone una bomba molotov.
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Le bottiglie incendiare prodotte industrialmente e in serie non sono state un'esclusiva tedesca.
Gli inglesi avevano la NO. 76, i finlandesi il loro modello, idem per i sovietici ecc...
Una produzione industriale permetteva di usare miscele infiammabili più efficaci, aggiungendo catrame alla miscela si riusciva a far aderire meglio il fuoco al bersaglio ad esempio.
Una produzione non da campo permettava anche di montare inneschi più elaborati come per la OTO 42 italiana
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Un argomento che conoscevo ma che non ho mai approfondito. Non sapevo esistessero molotov d'ordinanza :oops: :oops: :oops:
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Se non erro avevamo una roba simile anche noi in Africa da utilizzare contro i carri inglesi...era il nostro miglior anticarro.

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lukino ha scritto: 18/03/2018, 0:43 Se non erro avevamo una roba simile anche noi in Africa da utilizzare contro i carri inglesi...era il nostro miglior anticarro.

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Le bottiglie incendiare italiane usate in nord Africa erano prodotte artigianalmente sul campo.
Si usava come innesco un bengala illuminante o le bombe a mano modello 35.

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Grazie AndreaBg! imbattibile l'arte d'arrangiarsi italica...

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Roberto C.
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Re: Le bottiglie incendiarie tedesche

Messaggio da Roberto C. »

Eppure i tedeschi sperimentarono sulla loro pelle l'efficacia delle Molotov sul fronte russo, e ne fecero tesoro a quanto pare.
Devo dire che ne ignoravo l'esistenza di bottiglie Molotov di intendenza, ho sempre pensato a rimedi da campo, interessante.
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Nella foto delle italiane si nota il tappo a corona che prevede perlomeno la presenza dei tappi medesimi e di una macchinetta manuale per la chiusura. Non proprio rispettosa perciò dell'iconografia della bottiglia e dello straccio
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Buona sera...mi associo alla considerazione che i tedeschi codificassero tutto, forse troppo e alla fine hanno prodotto i Tigre con strette verifiche di qualita' alle saldature, fino a quando le verifiche le hanno firmate i russi, appena entrati in fabbrica...tipicamente teutonico.
Un'arma molto temibile per i carristi, specialmente dal punto di vista psicologico...la paura di bruciare vivi era notevole...presumeva comunque di giungere davvero vicini al carro e con una notevole dose di coraggio.
Le varianti sono spesso molto diverse tra loro e vanno dalle semplici bottiglie riempite di carburante, addizionate di gomma, scaglie di sapone da bucato, altri materiali infiammabili o inerti , necessari a far aderire la fiamma al bersaglio, fino a ordigni piu' complessi ( ma creati per sopperire a situazioni di emergenza) come la N°76 inglese ( prodotta nel 41 in milioni di esemplari dietro lo spettro dell'invasione) che prevedeva l'uso dell'ordigno senza fiamma, attivandosi grazie a una piccola percentale di fosforo bianco presente nella miscela.
Complimenti ad Andrea per i pezzi sempre spettacolari che ci propone.
Ciao Francesco
L'arte è scienza, non si improvvisa e non si accontenta di qualunquistiche e superficiali approssimazioni, anzi richiede un duro e sistematico lavoro.

Leonardo da Vinci
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