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La storia dell’Artiglieria moderna deve una delle sue pagine più importanti ad un italiano: Giovanni Cavalli, all’epoca Capitano dell’Esercito Piemontese, che nel 1846 riuscì a coniugare due importantissimi principi, la retrocarica e la rigatura dell’anima, in un cannone di sua invenzione. Realizzato in Svezia presso la Fonderia Wahrendorff, il Cannone rigato Cavalli fu testato sia in Svezia che in Italia, sui campi di Venaria Reale e di San Maurizio, dando buonissima prova di sé, con una precisione di tiro e gittate prima inimmaginabili. Ciò nonostante, i tempi non erano ancora maturi per una simile rivoluzione tecnica: il materiale ed il progetto furono accantonati per anni, finchè gli assedi di Gaeta e di Ancona resero impellente la necessità di disporre di artiglierie a lunghissima gittata e di grande potenza, i cannoni rigati furono ripescati dai magazzini in gran fretta, e dimostrarono subito quali fossero le loro potenzialità.
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20-Cannone Cavalli con proiettile ad alette - Cannone rigato ad avancarica 112.jpg
Nel frattempo la Campagna del ’59 aveva portato all’attenzione dei nostri Comandi la nettissima superiorità del materiale d’artiglieria francese, ancora ad avancarica ma rigato col sistema ideato dal Capitano La Hitte. Di fronte all’evidenza ci si dovette arrendere, la rigatura dei pezzi era divenuta una necessità, ma partire da zero approntando un intero parco d’artiglieria col sistema Cavalli o suoi derivati aveva costi inaccettabili. Invece era possibile convertire quasi tutto il materiale esistente al sistema La Hitte, nato già antiquato ma dalle prestazioni tutto sommato soddisfacenti, e soprattutto a basso costo. E fu così che già dal 1860 iniziò la conversione, ottenuta alesando e rigando i pezzi in bronzo di vari calibri.
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Granate_System_La_Hitte.png
Il sistema Cavalli prevedeva l’utilizzo di due righe, in cui si impegnavano altrettanti risalti ricavati di fusione sul proietto, il grosso limite era legato all’attrito che si sviluppava nello sfregamento di due leghe molto simili (ghise acciaiose) con cui si producevano sia canne che proietti. Il sistema La Hitte invece, prevedeva un numero maggiore di righe, cinque o sei, mentre la rotazione del proietto si otteneva ponendo sulla sua superficie delle “alette” di zinco, in egual numero e su due ordini, fra loro sfalsati in modo da “copiare” l’angolazione (passo) delle righe.
190px-Shell_La_Hitte.jpg
La scelta di un materiale più tenero per l’esecuzione delle “alette” contribuiva a ridurre l’attrito, limitando al contempo il rischio di “sbattimento” del proietto, durante il suo moto iniziale, sulle pareti della canna. Proprio lo sbattimento del proietto era stato individuato, già da moltissimo tempo, come la causa principe della rottura precoce delle canne. Le alette avevano un profilo complesso, dovendo offrire all’inizio del movimento appoggio e concentricità al proietto, che in questo modo “galleggiava” nella canna, lasciando un “vento” molto ridotto. Questo contribuiva a sfruttare maggiormente la spinta propulsiva della carica di lancio, tanto che a parità di carica un proietto oblungo, pesante oltre il doppio di una palla sferica di pari calibro, aveva gittata più che doppia, ed una precisione notevolissima. Il poco vento residuo veniva sfruttato, infine, per l’accensione della spoletta che poteva essere “tarata” dal cannoniere al fine di produrre l’esplosione ad un tempo (e quindi ad una distanza) predeterminato. A tal fine, la spoletta presentava una serie di fori (a riposo otturati)sulla superficie di presa, esagonale. I fori comunicavano con una miccia interna, situata in un canale circolare. Aprendo quindi uno dei fori, che riportavano delle tacche incise sul loro bordo superiore per identificare immediatamente la distanza o il tempo corrispondenti, l’artigliere decideva quale doveva essere il tempo di volo prima dello scoppio. Poteva anche essere previsto un tempo “zero”, mediante il quale il proietto esplodeva a poca distanza dalla volata, per effettuare il “ tiro a metraglia “ utile per la difesa ravvicinata del pezzo.
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Furono condotti esperimenti volti a rendere ancor più economica la conversione, producendo pezzi a due, tre, quattro righe, ma i risultati scadenti dei tiri di prova bloccarono tale sviluppo. Furono anche testati materiali alternativi allo zinco per le alette, anche il rame (sistema Armstrong), ma questo non risolveva uno dei maggiori problemi di questo sistema, ovvero il distacco delle alette in volata, cosa che portava ad un grave scadimento delle proprietà balistiche. Si ovviò a questo fondendo le alette in staffa e comprimendole in sedi (alveoli) dotate di sottosquadro. Furono infine adottati pochi calibri, in modo da standardizzare e semplificare la produzione, interessante il piccolo pezzo da montagna, ed un enorme pezzo da costa, di cui ho recuperato un frammento e sul quale sto conducendo ricerche, non avendo trovato materiale d’archivio su questo argomento.

In chiusura, alcuni dei pezzi della mia modesta collezione, che danno un’idea delle principali varianti previste per calibro, forma e materiali.
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Non ma ne intendo ma l'esposizione mi è piaciuta molto. Belle le La Hitte, non sono comunissime e sono di un periodo di sperimentazioni estremamente interessanti.
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Grazie! Se l'argomento interessa, sarò ben lieto di approfondire, il materiale non mi fa difetto! [264
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sofocle62 ha scritto:Grazie! Se l'argomento interessa, sarò ben lieto di approfondire, il materiale non mi fa difetto! [264
Vai, la cultura non fa male
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Molto bello infatti, l'ho letto con interesse pure io! [264
L'800 è stato un momento di passaggio cruciale per le armi da fuoco di tutti i calibri. Lo sviluppo della tecnologia metallurgica ed industriale apriva ogni giorno vie per nuove soluzioni! [151
Io (ne) ho viste cose che voi umani non potreste immaginarvi.
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Prendila per quello che vale [0008024 [0008024 ma mi pare di ricordare di aver letto da qualche parte di un "Sistema a logoramento di alette" o qualcosa di simile forse per artiglierie di grosso calibro. Potrei averlo letto su qualche rivista vecchia o averlo captato in qualche altro modo, la memoria latita. [142 [142
Comunque era un sistema attinente all'argomento che tratti tu in questo topic?
Era comunque un periodo di notevoli sperimentazioni, vedere il cannone da te postato (Solferino) mi ha fatto venire in mente che in "Storia della guerra civile americana" parlavano anche di cannoni con una particolare rigatura Whitworth. Sono analoghi a quello?
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Si Andrea, il sistema a logoramento era analogo, ed utilizzato proprio per gli enormi calibri da costa, introduceva nuovi principi che tendevano a diminuire lo stress dello sparo sull'anima. Ne aveva parlato Fert da qualche parte e spero che mi possa supportare su questo argomento. Quanto al sistema Whitworth posso dirti che la rigatura era analoga e venne utilizzata (in modo eccellente) anche su armi lunghe portatili, quello che differiva di molto era il proietto, che in pratica era un calco dell' anima... Bella idea, vento eliminato, precisione estrema ma... nell'utilizzo bellico un disastro. Questo a causa del grande tormento subito dal pezzo, della rapida usura della canna ma soprattutto per l'impossibilitá di eseguire un tiro celere prolungato: la polvere nera intasava di residui le profonde rigature, rendendo più difficile ad ogni salva il caricamento e incrementando progressivamente le pressioni d'esercizio.
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sofocle62 ha scritto:Si Andrea, il sistema a logoramento era analogo, ed utilizzato proprio per gli enormi calibri da costa, introduceva nuovi principi che tendevano a diminuire lo stress dello sparo sull'anima. Ne aveva parlato Fert da qualche parte e spero che mi possa supportare su questo argomento. Quanto al sistema Whitworth posso dirti che la rigatura era analoga e venne utilizzata (in modo eccellente) anche su armi lunghe portatili, quello che differiva di molto era il proietto, che in pratica era un calco dell' anima... Bella idea, vento eliminato, precisione estrema ma... nell'utilizzo bellico un disastro. Questo a causa del grande tormento subito dal pezzo, della rapida usura della canna ma soprattutto per l'impossibilitá di eseguire un tiro celere prolungato: la polvere nera intasava di residui le profonde rigature, rendendo più difficile ad ogni salva il caricamento e incrementando progressivamente le pressioni d'esercizio.
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Può farlo certamente e credo che tra tutti (i competenti me escluso percio' [icon_246 ) potrà venirne fuori un articolo interessante magari pure da prima pagina.
Tu scrivi pure e vedrai che Fausto e chi ha qualcosa da fare vedere ti verranno dietro. Purtroppo non siete molti che si dedicano ai grossi calibri antichi percui ogni aggiunta è preziosa.
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Ciao,
se non ricordo male le mie informazioni provenivano dal Montù, devo ricercare il volume specifico appena mi stabilizzo provvedo.
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Ottimo! Allora cerco anch'io, ho appena comprato i volumi che mi mancavano... [264
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