Pacchettino Vetterli totalmente anonimo, ovvero senza alcun timbro, fasciato con carta azzurra (cart del sucher-carta da zucchero si dice dalle mie parti)
capacità standard da otto cartucce, materiali standard carta/cartoncino/percale
ha solo una scritta , a me illeggibile...
capacità standard da otto cartucce, materiali standard carta/cartoncino/percale
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la parte superiore
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il contenuto... 8 cartucce tutte di Capua, 1880 , tutte con circoletto di avvenuta ricarica
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sono le classiche M° 70
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N.B. i pacchetti son due, identici, uno ancora sigillato.... e NO Andrea, non ho nessuna intenzione di aprirlo 

Messaggi: 1248
Iscritto il: 09/08/2011, 19:05
Ma come? E io che sentivo già da casa mia il rumore del Dremel di Andrea...
Molto interessante, ora bisogna capire se la carta da zucchero è stata messa sopra a un'etichetta precedente standard. A questo punto, sarebbe il primo caso noto di "ricarica" di una scatola, oltre che dei bossoli...
La scritta in corsivo secondo me dice "palla". Nel senso che non sono a "mitraglia".
A un'occhiata più approfondita alla foto del lato, sembra però che sotto la carta da zucchero ci sia direttamente il cartone. Molto, molto interessante...
Molto interessante, ora bisogna capire se la carta da zucchero è stata messa sopra a un'etichetta precedente standard. A questo punto, sarebbe il primo caso noto di "ricarica" di una scatola, oltre che dei bossoli...
La scritta in corsivo secondo me dice "palla". Nel senso che non sono a "mitraglia".
A un'occhiata più approfondita alla foto del lato, sembra però che sotto la carta da zucchero ci sia direttamente il cartone. Molto, molto interessante...
Ultima modifica di chaingun il 07/06/2013, 16:57, modificato 1 volta in totale.
Si potrebbe inumidire un pochetto sperando che in trasparenza si veda cosa c'è sotto e non si dovrebbe rovinare nulla , basta solo aspettare che si asciughi
ed un secondo dopo una raffica....chaingun ha scritto:Ma come? E io che sentivo già da casa mia il rumore del Dremel di Andrea...

comunque alla prima occasione Ti lascerò giocare con quello aperto.....
chaingun ha scritto:La scritta in corsivo secondo me dice "palla". Nel senso che non sono a "mitraglia".
confermo... stavo giusto scrivendolo...
Potrebbe essere una ricarica avvenuta in poligono?
So per certo che a Firenze il TSN aveva una sala con macchinari dedicati alla ricarica del 6,5 e credo che lavorasse a buon ritmo visto il materiale allestito. Il tutto ovviamente per uso interno.
Probabilmente venivano offerte a prezzi differenti le munizioni "nuove" da quelle ricaricate...
So per certo che a Firenze il TSN aveva una sala con macchinari dedicati alla ricarica del 6,5 e credo che lavorasse a buon ritmo visto il materiale allestito. Il tutto ovviamente per uso interno.
Probabilmente venivano offerte a prezzi differenti le munizioni "nuove" da quelle ricaricate...
Io (ne) ho viste cose che voi umani non potreste immaginarvi.
Navi da combattimento in fiamme al largo dei bastioni di Orione;
e ho visto i raggi B balenare nel buio vicino alle porte di Tannhauser.
E tutti quei momenti andranno perduti nel tempo come lacrime nella pioggia.
È tempo di morire. (Blade Runner)
Navi da combattimento in fiamme al largo dei bastioni di Orione;
e ho visto i raggi B balenare nel buio vicino alle porte di Tannhauser.
E tutti quei momenti andranno perduti nel tempo come lacrime nella pioggia.
È tempo di morire. (Blade Runner)
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Iscritto il: 09/08/2011, 19:05
Tutto può essere Centerfire, però io sono scettico su questo. Perché sia il Clavarino nel suo Armi e Tiro del 1890, sia la rivista "il tiratore italiano" degli stessi anni, facevano riferimento al fatto che le munizioni venivano fornite e ricaricate dai regi pirotecnici. È anche vero che vi sono confezioni Vetterli marcate "Firenze", ma anche in quel caso secondo me si trattava di un pirotecnico (addetto, probabilmente, al riconfezionamento), non di un poligono.
Sui fascicoli de "il tiratore italiano" si fa cenno in più volte al fatto che le cartucce per le esercitazioni di tiro e le gare venivano da Torino, Bologna e Capua (e quelle di Capua, per inciso, erano universalmente considerate le più scadenti, tanto che in seguito alle vibrate proteste dei tiratori fu fatta una complessa prova comparativa e saltò fuori che erano costruttivamente molto inferiori a quelle di Bologna).
Sui fascicoli de "il tiratore italiano" si fa cenno in più volte al fatto che le cartucce per le esercitazioni di tiro e le gare venivano da Torino, Bologna e Capua (e quelle di Capua, per inciso, erano universalmente considerate le più scadenti, tanto che in seguito alle vibrate proteste dei tiratori fu fatta una complessa prova comparativa e saltò fuori che erano costruttivamente molto inferiori a quelle di Bologna).
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